Intervista a Carolynn Sells, la “Queen of the Mountain”

Si parla spesso di record all’Isola di Man e tra questi uno molto interessante spetta a Carolynn Sells

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Carolynn Sells durante la UltraLightweight Race del 2009 (foto: Tony Goldsmith)

Questa gentilissima ragazza ora quarantaduenne, madre di tre figlie e direttore del Manx Motorcycle Club che gestisce il Manx GP, è nientemeno che la prima ed unica donna ad aver mai vinto una gara sul Mountain Course. L’unica ad essere mai salita sul primo gradino del podio, un’impresa che le è valsa il Guinness dei Primati.

Quella di Carolynn è una storia di passione tramandata, con la famiglia inglese del Lancashire che si recava ogni anno in vacanza all’Isola di Man per sostenere il padre concorrente al Manx Grand Prix. A 16 anni la prima moto per la giovane Carolynn e da qui il sogno di seguire le orme del papà, un sogno condiviso con il fratello Rob. Nel 2003, infatti, entrambi debuttarono al Manx GP e in quella stessa edizione correva ancora anche il padre. Un vero affare di famiglia insomma, con la madre spettatrice non certo invidiata…

Da quel momento per Carolynn fu un crescendo, in quello che per lei, come per tanti altri piloti, era soltanto un hobby. Le sue prestazioni andarono sempre più migliorando sul Mountain Course, fino alla fantastica vittoria del 2009. Che, attenzione, non fu un caso. La Sells andò vicina al risultato già due anni prima, costretta tuttavia a fermarsi per un guaio tecnico, poi nel 2008, caduta però al Bungalow mentre battagliava nelle prime tre posizioni.

Finalmente, il 2009 la consacrò regina dell’isola, quella che ormai, dopo il trasferimento a Peel con il fidanzato Roger Maher, era diventata la sua isola. Durante il giorno conclusivo dell’evento Manx Grand Prix 2009, Carolynn vinse la UltraLightweight Race in sella alla sua Yamaha FZR400 preparata da Paul Morrissey Racing, con ben 62 secondi di vantaggio sul secondo classificato Mike Minns (terzo fu Wayne Kirwan). Questo fu possibile anche grazie alla tattica di non fermarsi per il rifornimento filando dritta al Grandstand per ben 4 giri! Il miglior passaggio di Carolynn in questa gara UltraLightweight fu alla media di 107.780 mph, con un tracciato non ottimale e ricco di tratti umidi. E, curiosamente, Carolynn superò pure suo padre sul Mountain.

 

Carolynn, è un vero piacere per me chiacchierare con l’unica donna ad aver mai vinto una gara sul Mountain Course. Ci puoi descrivere le tue emozioni durante l’ultimo giro di quella gara UltraLightweight al Manx GP 2009?

Grazie, piacere mio! L’ultimo giro è stato molto speciale, sapevo di avere un buon vantaggio, dovevo solo cercare di mantenermi calma e costante per arrivare al traguardo. Gli spettatori lungo il tracciato erano come impazziti, saltavano e salutavano al mio passaggio. Qualcuno mi indicava il numero 1 con la mano, altri lo avevano scritto su dei fogli di carta che sventolavano. Avevo anche chi mi esponeva la tabella, e qualcuno addirittura gesticolava per farmi rallentare perché pensava stessi spingendo troppo dato che il mio vantaggio aumentava. In realtà io stavo guidando in modo molto costante e non volevo rallentare perché avrei potuto perdere ritmo e concentrazione. Mi sono messa a parlare con me stessa e con la moto in quell’ultimo giro, chiedendo alla moto di non abbandonarmi e dicendo a me stessa di rimanere calma. Ho trovato anche il tempo di salutare alcune persone qua e là. Ricordo di aver visto Conor Cummins che mi incitava all’uscita di Ballaugh e quindi l’ho salutato, così come alcuni amici che mi esponevano la tabella a Ginger Hall. Cose come queste sono molto speciali sul Mountain Course. Non appena ho passato il traguardo l’emozione è esplosa, ho iniziato a tremare, piangere e gridare nel casco. Ero molto molto emozionata.

 

Cosa ha significato per te quella vittoria, dal punto di vista personale e dal punto di vista del pilota? Insomma, sei diventata un simbolo…

Ha significato tutto per me. Da un paio di anni sapevo di essere veloce, mi ero già qualificata più volte nella top five e l’anno precedente ero caduta mentre mi trovavo al terzo posto in rimonta sui due piloti che mi precedevano; Dan Kneen vinse poi quella gara. La vittoria era ormai un mio obiettivo, anche se lo tenevo nascosto, al contrario di Maria Costello che ripeteva continuamente nelle interviste che avrebbe voluto essere la prima donna a vincere sul Mountain Course. Io tenevo la testa bassa e non dicevo niente a nessuno, ad eccezione del mio compagno e degli sponsor. Nei sei anni precedenti mi sono classificata 3 volte nella top ten in questa categoria, quindi il mio obiettivo principale dopo l’incidente era quello di vincere e abbiamo lavorato duramente per arrivarci. Da un punto di vista personale, dato che frequentavo l’ambiente del Manx GP da quando avevo 12 anni, è stato veramente un sogno raggiungere ciò che da piccola avevo solamente sognato. Sfortunatamente, nonostante io abbia guadagnato l’ammirazione di molta gente coinvolta nelle road races, ci sono un sacco di appassionati motociclisti che non sanno neppure che una donna ha vinto una gara sul TT Course, ed è frustrante!

 

Senz’altro. Speriamo di contribuire a diffondere questa grande impresa! Tornando a quella giornata, come hai festeggiato?

sellsLa gara era proprio l’ultimo giorno dell’evento e la Senior Race era subito dopo la gara vinta da me e avrei dovuto correre anche in quella. Ma appena sono scesa dalla 400cc ho deciso di non fare la Senior perché le condizioni in alcuni punti del tracciato non erano per niente buone. Mentre ero sul podio alcune persone mi gridavano di non bere lo champagne perché avevo ancora un’altra gara da fare! La sera poi ci sono state le premiazioni delle due gare di giornata e ricordo che uno dei miei main sponsor, Martin Bullock, mi disse “Non ubriacarti troppo. Goditi questa serata e assicurati di ricordartela”. E così ho fatto. Ci siamo divertiti moltissimo alle premiazioni e sono dovuta anche salire sul trono dei vincitori, trasportata in standing ovation. E’ stata un’esperienza fantastica, poi abbiamo festeggiato in una discoteca locale fino a tarda notte. E’ stato bellissimo e mi ricordo tutto!

 

Cosa provavi quando eri in sella alla tua moto in attesa della “pacca sulla spalla” da parte del marshal?

Ero nervosa. Moltissimo! Ho sempre avuto paura che le mie gambe cedessero e di fallire la partenza. Questi 10 secondi sembrano interminabili e tutto va a rallentatore, ma poi senti quella pacca, parti e lasci tutto quel nervosismo alla linea di partenza.

 

Perché poi ti sei ritirata?

Avevo una relazione e con il mio compagno stavamo parlando di avere una famiglia. Avevo 36 anni (che era anche il mio numero in quella gara) e se avevo intenzione di avere figli non potevo aspettare ancora tanto. Inoltre, negli anni precedenti avevo perso molti amici, in particolare uno dei miei più cari amici e compagno di squadra, Andrew Neill, scomparso 6 settimane prima dell’inizio del Manx 2009 e, ad essere sincera, Andrew è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ero sconvolta, anche per sua moglie Sharon, una mia amica. Avrei voluto correre almeno un TT prima di ritirarmi, ma dopo quanto accaduto, ho deciso di lasciar perdere e ho affrontato quel Manx sapendo che per me sarebbe stato l’ultimo. Ovviamente non lo avevo detto a nessuno.

 

Ora sei un membro dell’organizzazione del Manx GP. Hai mai cercato in qualche modo di aumentare il numero di donne partecipanti?

Onestamente no. Seguo donne che corrono, sono amica di alcune, ma aumentarne il numero all’isola di Man non è mai stato un mio obiettivo. Di sicuro incoraggio chi ci vuole provare e faccio di tutto per aiutarle, mi piace pensare che potrei essere di ispirazione per qualcuna nel correre in moto come hobby. Al giorno d’oggi ci sono più donne nelle corse, molte più di quando iniziai io, ed è una buona cosa. Ma le “real road races” non sono per tutti, maschi o femmine che siano.

 

Cosa faresti se un giorno una delle tue figlie ti dicesse di voler correre all’Isola di Man?

Stavo proprio per parlare delle mie tre figlie nell’ultima domanda! Ad essere sincera non lo so. Ora sono piccole e la mia reazione istantanea sarebbe “non se ne parla nemmeno”. Sicuramente sarebbe diverso se me lo chiedessero a 18 anni, avendo già provato prima delle moto. Non lo so… Ho almeno 13 anni prima che una di loro sia grande abbastanza per considerare la cosa! Io avevo 16 anni quando sognai per la prima volta di correre al TT, ma ne avevo 30 quando diventò realtà. Quindi spero di avere tutto questo tempo per abituarmi all’idea se una delle mie figlie volesse farlo!

 

Che tipo di rapporto hai avuto con i tuoi colleghi maschi durante la tua avventura da road racer? E qual è stata la loro reazione dopo la vittoria del 2009?

Non ho mai avuto reali problemi con i ragazzi contro cui ho corso. Potrei citarne solo uno, che ha avuto una brutta reazione per essere stato battuto da me, ma era comunque un idiota ed è stato un piacere batterlo più volte in diversi circuiti! Ci sono anche state persone che hanno detto cose alle mie spalle dopo la mia vittoria, ma sostanzialmente sono persone che non avevano possibilità di battermi, quindi non ne tengo conto. E’ solo gelosia, ma non di gente con cui effettivamente mi confrontavo. Ho avuto buone relazioni con la maggior parte delle persone con cui ho corso e tutti mi hanno sempre detto che si sentivano sicuri a correre contro di me, dato che avevo una guida pulita. Generalmente quindi ho avuto una fantastica reazione della gente dopo la mia vittoria al Manx e tanti mi parlano ancora di quel giorno.

 

C’è una possibilità di rivederti in gara un giorno?

Non credo… O almeno non nelle road races. Magari con una macchina da rally? Watch this space!

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Una reazione a Intervista a Carolynn Sells, la “Queen of the Mountain”

  1. Harno ha scritto:

    Grandiosa ! 🙂

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