North West 200 terribile. Ciao Malachi, le road races piangono la loro stella nascente

Manx GP 2014. Veloce, terribilmente veloce. Un sorriso beffardo e quel nome quasi impronunciabile, Malachi Mitchell-Thomas, tanto che all’inizio, nel paddock, non capivamo quale fosse il nome e quale il cognome. “Niente a che vedere con qualcosa di snob. I miei genitori non sono mai stati sposati, quindi ho un doppio cognome, Mitchell-Thomas”. Kawasaki Silicone azzurra, casco fuxia, sempre tra i primi benché newcomer. Un predestinato, insomma, di quelli che quasi danno fastidio. E già il mese prima alla Southern 100 aveva subito centrato il podio, secondo dietro a Conor Cummins.  

mt

Malachi Mitchell-Thomas (fot: Philip Magowan / PressEye)

Manx GP 2015. Questa volta da casa, seguo con attenzione il live timing pregustandomi un corpo a corpo tra due nomi che ormai da un anno girano nel mondo road racing. Due giovani, giovanissimi piloti, si spartiscono le vittorie nell’evento di agosto all’Isola di Man a suon di giri veloci. Billy Redmayne e Malachi Mitchell-Thomas danno spettacolo, con “Mal” (sì, il nome ora lo iniziamo a ricordare meglio) che segna il record assoluto di velocità media al Manx GP, girando a 122.221 mph con una ZX-6R. Strepitoso. Chissà che goduria al TT 2016 con l’esordio di queste due assolute stelle nascenti…

Stagione 2016. Il buon John Burrows, ex pilota e ora team manager Cookstown/BE, si assicura il giovanissimo Malachi Mitchell-Thomas per le Nationals e Internationals Road Races. Porta con sè in Irlanda del Nord il ragazzino inglese del Lancashire, lo accoglie come un figlio assieme alla moglie Rachel e i piccoli Jack e Isla, mette a disposizione una modesta roulotte per Malachi ed il padre Kevin, che lo segue in ogni spostamento, gli affida le sue Honda CBR600RR, Suzuki GSX-R1000 Stock e Kawasaki Er6 Supertwin, creando una splendida squadra-famiglia formata di passione, con Malachi ad affiancare il più provato Jamie Hamilton. L’esordio del quasi 21enne inglese sugli stradali nordirlandesi avviene lo scorso aprile alla Mid Antrim 150, con Malachi vincitore da newcomer nelle due gare Supersport e nella Open. E replica: podi alla Tandragee e a Cookstown, con la sua prima vittoria nella gara delle bicilindriche Supertwin.

E’ fatta. Grazie al suo talento immenso e al suo carattere spensierato e gioviale, “Mal” conquista il cuore degli appassionati. “Ricordatevi questo nome, farà grandi cose!”, si sentiva ormai ripetere spesso. Ma in realtà, Malachi Mitchell-Thomas di grandi cose ne aveva già fatte, a partire dai brillanti risultati nel Campionato Europeo Supermoto e l’invito a Latina nel 2012 per competere nell’evento benefico della Fondazione Marco Simoncelli, contro piloti del calibro di Max Biaggi e Valentino Rossi.

17 Aprile 2016, Scarborough Spring Cup. In un incidente ancora tutto da chiarire sullo stretto stradale dell’Oliver’s Mount, perde la vita il giovane mannese Billy Redmayne. Pilota soldato, considerato un vero astro nascente delle road races. Il mondo delle corse su strada è scioccato.

cook

Malachi alla Cookstown 100 2016 (foto: Chris Usal)

14 Maggio 2016, North West 200. Malachi Mitchell-Thomas ha appena concluso la gara della vita, tagliando il traguardo della Supersport Race al 4° posto dopo essere partito 16°, battendo piloti del calibro di John McGuinness, Dean Harrison e James Hillier. Si appresta con un gran sorriso a schierarsi per la gara delle Supertwin. Ma al terzo giro vengono esposte le bandiere rosse per un incidente nel tratto tra Dhu Varren e Black Hill, lo stesso in cui giovedì era avvenuto il terribile incidente tra Ryan Farquhar e Dan Cooper.

La dinamica della caduta pare la stessa, perdita dell’anteriore. Ma questa volta, seppur si tratti di una caduta solitaria, le conseguenze sono ben peggiori. Mentre lottava per il podio dietro a Ivan Lintin e Martin Jessopp, il giovane Malachi Mitchell-Thomas, classe 1995, ha perso il controllo della Kawasaki Er6 Cookstown/BE. La caduta è risultata fatale. Gli organizzatori della North West 200 hanno cancellato il restante programma dell’evento. Impossibile continuare.

Una perdita che ha sconvolto tutti, la perdita di un giovanissimo talento, sia in gara che nella vita. Un ragazzo solare, uno spirito libero, che voleva semplicemente correre in moto ed essere se stesso. “Non voglio essere il nuovo Guy Martin, voglio essere il primo ed unico Malachi Mitchell-Thomas” rispondeva l’inglese dai biondi capelli scompigliati a chi lo paragonava al Guy degli esordi.

In meno di un mese un destino terribile ha portato via le due stelle nascenti del mondo delle corse su strada.

Toccanti le parole del padre Kevin, che ha trasmesso la passione per le moto al figlio già dall’età di 6 anni, accompagnandolo in ogni sua avventura con le due ruote con i loro modesti mezzi, guidati solo dalla pura passione. “Ho perso mio figlio, ho perso il mio migliore amico. E’ morto facendo ciò che più amava. Andrò al TT, darò una mano, è ciò che vorrebbe Mal“. Puro spirito britannico. Puro spirito road racing.

E, per cortesia, impariamo a rispettarlo. Possiamo non essere d’accordo, possiamo avere idee differenti ma sono sicura che non verranno espresse qui, sede non opportuna. Sono sicura che ci sarà rispetto per la passione altrui, per le scelte altrui, per la vita altrui.

RIP piccolo Mal.

Con le parole chiave , , , , , , , . Aggiungi ai preferiti : permalink.

7 reazioni a North West 200 terribile. Ciao Malachi, le road races piangono la loro stella nascente

  1. Rino ha scritto:

    Grandissimo rispetto per un Padre che ha perso il suo amato ragazzo, ma i figli non sono una nosta proprietà, sono liberi è liberi devono vevere. Ma la libertà ha un suo prezzo. Adoro queste persone che Vivono Veramente. Rimarrà sempre nei nostri Cuori questo ragazzo

  2. Alfonso ha scritto:

    Adoro queste corse e questi campioni, perchè campioni lo sono tutti, per talento, coraggio e umanità. Nell’intervista del suo babbo c’è tutto il senso straordinario e tremendo di queste corse, ed è inutile pretendere di misurare le scelte altrui quando si possiede un metro di giudizio diverso. RIP

  3. Davide ha scritto:

    Those who risk nothing do nothing, achieve nothing, become nothing DJ

  4. Anonimo ha scritto:

    L’ho già detto, è durissima da accettare. Se guardo indietro, trovo una terribile analogia col passato. A metà degli anni 2000, nel giro di pochi mesi venne falciata via una generazione di top rider, Linsday, Britton, Donnan e Finnegan….ora è toccata, in modo crudele e beffardo alla nuova generazione, quella che avrebbe dovuto affiancare i piloti ormai affermati.
    Sono sinceramente turbato, ed al di là dei discorsi sterili e inopporturni sulla sicurezza, il mio pensiero va al futuro stesso delle corse, quando due nuovi talenti così se ne vanno. Ed all’orizzonte non se ne vedono altri.

  5. Michele Bernini ha scritto:

    L’ho già detto, è durissima da accettare. Se guardo indietro, trovo una terribile analogia col passato. A metà degli anni 2000, nel giro di pochi mesi venne falciata via una generazione di top rider, Linsday, Britton, Donnan e Finnegan….ora è toccata, in modo crudele e beffardo alla nuova generazione, quella che avrebbe dovuto affiancare i piloti ormai affermati.
    Sono sinceramente turbato, ed al di là dei discorsi sterili e inopporturni sulla sicurezza, il mio pensiero va al futuro stesso delle corse, quando due nuovi talenti così se ne vanno. Ed all’orizzonte non se ne vedono altri.

  6. Sergio ha scritto:

    Solo massimo rispetto per le scelte di ognuno, per quanto discutibili possano apparire. Non sta a nessuno di noi giudicare l’operato degli altri e poi, se ci fossero state offerte le strade che altri hanno potuto percorrere, avremo fatto scelte uguali in nome della nostra passione. Chi ha visto “Indian, la grande sfida” non può dimenticare certe parole: “ci sono persone che vivono in 5 minuti, più di quanto non facciano altre in una vita intera…” Ciao, Mal.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.