Intervista a Pier Ortalda (TT Supporters Italy): quel dinosauro chiamato TT

Il TT Supporters Italy è una “filiale” del TT Supporters Club, associazione dell’Isola di Man che ha l’obiettivo di aiutare dal punto di vista economico e organizzativo i piloti che vogliono correre al Tourist Trophy. 

Il presidente del TT Supporters Italy è Pier Giuseppe Ortalda, una carissima persona che non ha bisogno di presentazioni: basta leggere queste sue parole per coglierne la filosofia, l’amore viscerale per il Tourist Trophy e la passione nel portare avanti qualcosa di mitico.

 

Pier, da dove nasce il tuo amore per il Tourist Trophy?

Il mio amore per il  TT deriva dalla grande passione per le moto e per le corse. Rimasi folgorato dalle spettacolari immagini  che, all’epoca, si vedevano sulle riviste di moto; in particolare proprio delle gare stradali, delle quali ricordo perfettamente il passaggio del dosso sulla ferrovia del tracciato finlandese di Imatra e le immagini del TT, quelle classiche di Quarter Bridge, Ballaugh Bridge… Poi nel 1978 il grande ritorno vittorioso di Mike “The Bike”Hailwood in sella alla Ducati, dopo ben 11 anni di assenza dalle corse.  Avevo 11 anni anch’io e la mia fantasia fu letteralmente catturata da queste fantastiche immagini e cronache sportive… Sognavo il TT, di giorno e di notte!! Poi un mio carissimo amico, Franco Martinel, proprio a metà degli anni ottanta iniziò, con il Sidecar autocostruito, la sua lunga carriera di gare al TT e quindi riuscii ad avere anche un contatto più diretto e reale con questa magica competizione. Ricordo ancora le interminabili chiacchierate dove, con pazienza certosina, mi raccontava di queste bellissime esperienze. 

Perché proprio il TT tra le tante manifestazioni motociclistiche? Personalmente le road races (e il TT in particolare) hanno una sorta di “magia”. Sei d’accordo? 

Il TT ha un fascino davvero particolare e per tanti motivi, a partire dal luogo dove si celebra, l’Isola  di Man, un fazzoletto di terra sperso nel bel mezzo del Mare d’Irlanda, popolato di leggende di maghi e folletti. Poi le caratteristiche della formula di gara: in effetti con le partenze singole, scaglionate da 10 secondi tra i vari piloti, diventa una vera e propria lotta contro il tempo più che un duello corpo a corpo con gli avversari, anche se questi non mancano di certo, con sorpassi mozzafiato. La lunghezza e le caratteristiche del tracciato: con 60,7 km ed oltre 250 curve in buona parte completamente prive di visibilità, questo tracciato è anzitutto assai selettivo sin dalla difficoltà nel poterlo memorizzare e, per andare forte o comunque mantenere un certo margine di sicurezza, è assolutamente necessario memorizzarlo assai bene. Inoltre, tranne alcuni recenti aggiustamenti ad alcune curve, il mitico Mountain TT Course è rimasto invariato praticamente dal 1911, anno in cui subentrò al tracciato delle prime edizioni, denominato St John.

Sono assolutamente d’accordo relativamente al fascino delle Road Races. Effettivamente per gli appassionati hanno qualcosa di magico, a partire dal fatto che in questo contesto il pubblico è maggiormente coinvolto proprio per l’assoluta vicinanza con i piloti, sia sul tracciato che all’interno dei paddock, decisamente molto più abbordabili e meno asettici rispetto alle altre gare che si svolgono in circuito… Ed anche i piloti sono molto più disponibili, quindi più vicini agli appassionati; al TT capita spesso di bere una birra e fare quattro chiacchiere con Anstey o con McGuinness o Martin.

In che anno sei diventato responsabile del TT Supporters Italy?

Nel 1998, subentrando al responsabile dell’epoca, il signor Giuseppe Castino, che dovette sospendere il mandato per motivi di lavoro. I referenti inglesi dell’epoca, anche su suggerimento di Castino, chiesero a me se volevo collaborare con loro.

Quali sono le principali attività che svolgete?

Le attività principali delle filiali nazionali sono quelle di far conoscere questa associazione per favorire l’effettuazione dei tesseramenti, che sono comunque gestiti direttamente dall’Inghilterra anche per questioni di trasparenza e per evitare inutili e costosi passaggi di denaro. Il TT Supporters Club, attraverso il proprio sito www.ttsuppotersclub.com, effettua anche vendita di merchandising, sempre e solo per finanziare le attività del Club, ovvero aiutare i piloti e fornire un fattivo sostegno agli  organizzatori in termini di miglioramento della sicurezza attiva sul tracciato.

Attraverso il nostro sito www.ttsupportersitaly.com forniamo alcune informazioni per gli appassionati che intendono pianificare questa bellissima trasferta ed anche alcuni consigli pratici per seguire le gare lungo il tracciato con la “Guida al TT” scaricabile dal sito. A proposito del sito, permettetemi di ringraziare l’amico Marco Verderone per il continuo ed instancabile lavoro di creazione ed aggiornamento.

Poi, tra le mie attività in questo settore, sono il fiduciario della ACU e degli organizzatori del TT e del Manx GP per quanto riguarda i piloti italiani. In pratica mi occupo di assisterli per la parte burocratica e logistico-organizzativa ed inoltre mi occupo, sempre in qualità di fiduciario nazionale, della Mike Hailwood Foundation, una istituzione che supporta i giovani piloti che intendono cimentarsi per la prima volta in questa bellissima, avvincente ma difficile esperienza.

Quanti sono, ad oggi, gli iscritti?

Ad oggi gli iscritti “fedeli” (quelli che rinnovano tutti gli anni) sono circa un centinaio. Abbiamo avuto, negli anni, punte decisamente più alte ma con andamenti altalenanti, nel senso che spesso e volentieri molti si iscrivono direttamente in loco (in occasione del TT nel paddock è presente lo stand del TT Supporters Club), però per svariati motivi non rinnovano più il tesseramento. Il nostro target è quello di incrementare la schiera di tesserati che rinnovano costantemente la loro fiducia con il loro importante contributo.

Da quando segui il TT Supporters Italy, qual è stato il momento più difficile, il più “buio” del TT?

Il periodo più difficile del TT, a mio avviso, dal punto di vista organizzativo è stato a seguito del TT Centenary del 2007. Si stava per concludere un’edizione, per giunta quella celebrativa del Centenario, senza incidenti gravi, ad eccezione dell’incidente occorso al campione neozelandese Shaun Harris (che giaceva in un letto d’ospedale in gravissime condizioni e che qualche benpensante, attingendo dalle sue fonti assai ben informate e sicure, aveva addirittura dato per morto ufficiosamente, ma per motivi di immagine la notizia ufficiale del decesso sarebbe stata data a TT ultimato… Fortunatamente Harris è vivo e vegeto, si è ripreso bene e medita addirittura il ritorno al  TT, alla faccia delle cassandre!). Ma all’ultimo giro dell’ultima gara (la Senior TT), al  26esimo miglio un gentleman driver inglese, Marc Ramsbotham, usciva di strada uccidendosi ed uccidendo anche due spettatori. In un secolo di corse all’Isola di  Man quella era la prima volta che rimanevano coinvolti con esiti fatali degli spettatori. La stampa e l’opinione pubblica si scagliarono ancor più pesantemente del solito contro il TT e tutto fu rimesso pesantemente in gioco. Quel difficile momento fu superato con non pochi attimi di tensione e, da allora, sono stati modificati alcuni punti del Regolamento di sicurezza anche per quanto riguarda le zone vietate al pubblico.

Quanti TT hai visto dal vivo? Qual è secondo te il punto migliore per uno spettatore che va al TT per la prima volta?

Dal 1994 ho visto dal vivo 9 TT ed un Manx GP. Sono stato sull’Isola di Man altre volte con mia moglie per andare a trovare i tanti amici Manx ai quali siamo molto legati ed abbiamo trascorso lì anche qualche giorno del viaggio di nozze nel 2011. Tra i vari punti per seguire il TT per la prima volta metterei assolutamente Bottom of Bray Hill. Portai lì anche Roby Rolfo nel 2006, rimase decisamente impressionato ed altrettanto soddisfatto!

C’è un pilota che, vedendolo correre o anche solo parlandoci, ti ha impressionato in modo particolare?

Uno dei tanti piloti che mi hanno impressionato in modo particolare è stato Steve Hislop. Nel 1994, anno del mio primo TT, fu l’autentico mattatore, aveva davvero un grande stile ed era terribilmente veloce. Un altro che mi ha impressionato, questa volta per il suo stile di guida decisamente agli antipodi rispetto a Steve, fu Phillip Mc Callen, anche lui vincitore di 11 TT e detentore del record delle quattro vittorie nella stessa settimana, ottenuto nel 1996 e rimasto imbattuto fino alla magica cinquina del 2010 ottenuta da uno strepitoso Ian Hutchinson. Ho avuto modo anche di conoscere personalmente Phillip e devo dire che incarna pienamente l’essenza dei piloti delle Road Races, molto umile, disponibile e davvero simpatico.

Cosa rispondi a chi dice che il Tourist Trophy andrebbe abolito?

A chi dice che il TT, per vari motivi, andrebbe abolito rispondo richiamando il sacrosanto diritto di scegliere liberamente. Ancor più quando, nell’effettuare la propria libera scelta, non si chiede nulla a nessuno e, genuinamente, si mette mano al proprio portafogli e, magari con il supporto di pochi appassionati e selezionati amici, si affronta questa lunga e dispendiosa trasferta per essere parte della Corsa delle Corse, il TT, The Ultimate Challenge, come lo chiamano gli inglesi. 

In linea generale il TT ha comunque il grande pregio di porre gli appassionati di fronte ad una drastica scelta: o lo si ama o lo si odia! Ma sarebbe opportuno che coloro i quali si schierano nella seconda categoria rispettassero le idee e le scelte degli altri senza continuare a scagliarsi contro fino a richiederne, nei casi più eclatanti, l’abolizione (alcune blasonatissime riviste sia italiane che straniere avviarono più volte delle autentiche crociate contro il TT e con toni canzonatori si spinsero fino a commentarne sarcasticamente la pericolosità con vignette di dubbio gusto). Sarebbe come se fosse rimasto in vita un Dinosauro e taluni, anziché guardarlo, rispettarlo, oppure ignorarlo, si divertissero a bersagliarlo scagliandogli contro qualsiasi cosa ed in modo assolutamente gratuito.

Auspicare lo stop definitivo al TT appellandosi al numero di vittime mi pare decisamente pretestuoso, sarebbe come chiudere le montagne solo perché ci sono tante vittime (le percentuali di incidenti gravi relativamente a questa disciplina solo sul terreno nazionale sono purtroppo altissime ed ogni anno il rischio di eguagliare i tristi numeri dell’intera storia del TT è tutt’altro che scontato, con l’aggravante che spesso viene messa a repentaglio la vita delle persone impegnate nei tentativi di soccorso e nei recuperi). Mi piace la montagna, non la pratico ma la rispetto fortemente ed ancor più rispetto chi la sceglie come sport o come svago.

Spesso dimentichiamo che in questo tipo di gare si vive in un’atmosfera, ormai quasi del tutto estinta e che aleggiava nei paddock delle corse degli anni ’50 e ’60, fatta di amicizia, passione e tanta solidarietà. Un episodio su tutti, per rendere l’idea, durante il TT del 1995 il leader della classe Sidecar Dave Molyneux prestò il suo motore ufficiale di scorta al suo principale antagonista Rob Fisher, l’unico che poteva impedirgli un’altra doppietta, il quale, dopo aver rotto il motore in prova ed essendo sprovvisto del propulsore di scorta era ormai deciso al ritiro. Bene, con il motore di Molyneux, Rob Fisher vinse tutte e due le gare della classe Sidecar al TT 1995… Anche questo è il TT, l’atmosfera che si respira in questo ambiente per certi versi ruspante, semplice ma estremamente genuino, vero.

Dalle nostre parti, anche nelle prove libere in pista dove la posta in palio è davvero nulla,  è ben difficile trovare qualcuno che ti presti anche solo un cacciavite, soprattutto se nella tornata precedente gli hai rifilato mezzo secondo al giro!

Difendo il TT e lo difenderò sempre, senza ovviamente nasconderne il pericolo e cercando anzi di lavorare con gli Organizzatori (attraverso il TT Supporters Club e la Mike  Hailwood Foundation) per contribuire, per quanto possibile, a migliorare ogni aspetto legato alla sicurezza dei piloti e del pubblico, senza negare che è una battaglia davvero  difficile, forse impossibile! Ho scelto così, era certamente più facile schierarsi con i detrattori, è molto semplice criticare autoreferenziandosi come specialisti descrivendone  avvenimenti e date come dei consumati specialisti della materia e, alla fine, sentenziare, condannare, spesso senza mai aver visto dal vivo quel che si sta giudicando ma utilizzando frasi e resoconti scritti e vissuti da altri. Io non ci riesco…

Non ci ho mai pensato a dire il vero… Preferisco stare dalla parte del Dinosauro chiamato TT, impegnandomi per renderlo un po’ meno cattivo e pericoloso, ma non potrei mai colpirlo e soprattutto lo difenderò per evitare che qualche benpensante, in nome di chissà quale ideale, magari credendosi motociclista più motociclista degli altri perché usa la moto tutto l’anno, con un sol colpo si permetta di cancellare oltre un secolo di storia del Motociclismo agonistico.

 

 

 

 

 

 

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6 reazioni a Intervista a Pier Ortalda (TT Supporters Italy): quel dinosauro chiamato TT

  1. Simone ha scritto:

    Bell’intervista! Pier Ortalda esprime un concetto fondamentale, o il TT lo si ama o lo si odia e si dovrebbe esprimere un’opin ione solo dopo averlo visto dal vivo, credo che in tanti tornerebbero con il mal di TT…

  2. maria ha scritto:

    Sono stato molto contento di aver trovato questo sito. Voglio dire grazie per il vostro tempo per questa lettura meravigliosa! Io sicuramente mi sto godendo ogni post e ho gia’ salvato il sito tra i segnalibri per non perdermi nulla!

  3. claudio ha scritto:

    Pier grandissimo come sempre!!!!!!!Complimentoni per l’articolo!!!!!!Sacrosante verità!!!!

  4. Gabriele ha scritto:

    Grandissimo Pier!
    Grazie di cuore per tuTTo!

  5. Mario ha scritto:

    Pier mi ha dato la possibilità di andare all isola a vedere il mio primo TT nel 2003…… Sono a quota 4 e tornerò all isola nel 2014…. Nulla può descrivere il TT, ci devi andare…

  6. Giuseppe Restuccia ha scritto:

    tutto molto bello ma ditemi come devo fare per iscrivermi Grazie

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