Road Races irlandesi in pericolo. E’ quasi la fine?

No, purtroppo non si tratta di un’esagerazione. La triste verità è che gli organizzatori delle corse su strada nella verde Irlanda stanno dichiarando ad uno ad uno l’estrema difficoltà nel far sopravvivere le loro road races. 

tandragee

La spettacolare Tandragee, in Irlanda del Nord (ph: Chris Usal)

Con la buia previsione della loro fine entro tre anni, a meno che qualcosa non cambi.

Il problema principale è, neanche a dirlo, il denaro. Organizzare una road race, seppur di livello nazionale, richiede migliaia di sterline e decine di volontari, fattori che stanno scemando e nemmeno troppo lentamente. La questione scottante, portata alla luce nei giorni scorsi dal “Belfast Newsletter”, è soprattutto lo sproporzionato aumento dei costi delle assicurazioni, in relazione all’aumento di richieste di risarcimento da parte di spettatori infortunatisi “sul campo gara”.

I premi delle assicurazioni sono aumentati di 4.000£ rispetto allo scorso anno, mentre per le International Road Races come Ulster GP e North West 200 si parla addirittura di un aumento di 7.500£. Cifre da capogiro. Noel Johnston, a capo dell’Ulster Grand Prix, mette nero su bianco l’incremento di costi assicurativi dal 2002 al 2016: da 6.000£ si è passati a 36.000£. Per eventi che, nella maggior parte dei casi, iniziano l’organizzazione della gara annuale già in perdita (Armoy, ad esempio: spesi 121.000£ per la road race 2016, incassati 120.000£; il 2017 parte con un deficit di 1.000 sterline).

Tutto ciò si ripercuote chiaramente sui piloti con maggiori costi di iscrizioni alle gare. E la carenza di sponsor non aiuta di certo.

Un tempo, il calendario Irish Road Racing prevedeva gare quasi ogni weekend; man mano, eventi come Munster 100, Monaghan, Athea, Boyne 100, Dundalk, e più recentemente Bush e Mid Antrim, sono scivolati nell’oblio per mancanza di fondi. Con un calendario 2017 che prevede solo 3 gare in Irlanda del Nord (Cookstown, Tandragee, Armoy) e 5 in Irlanda (Kells, Skerries, Walderstown, Faugheen, Killalane). A sud, in particolare, la situazione assicurativa sembra più scottante: il Motorcycling Ireland al momento non ha trovato una compagnia con la quale cercare un compromesso sugli alti costi e tutti gli eventi di gennaio sono stati annullati.

Ma cosa si può fare? La risposta sembrerebbe semplice, ovvero puntare sul pubblico, far sì che la gente metta mano al portafoglio. Cosa che, ultimamente, troppo spesso non accade, con un pubblico fiero del proprio diritto a godersi una giornata gratuita di gare e velocità. Il punto è l’impossibilità dei Club di far pagare un biglietto agli spettatori senza un preciso Atto del Parlamento. L’accesso alle (pochissime) tribune sui circuiti e ad alcuni paddock è a pagamento, certo, ma le road races sono notoriamente spettacolo “close to the edges”, con gente assiepata nel vero senso della parola lungo il tracciato.

Per sostenere i Club basterebbe comprare il programma di gare (di solito al prezzo di 10£), ma troppa gente non lo fa, come anche troppa gente preferisce camminare chilometri pur di non pagare un parcheggio. I veri fan, i veri amanti delle road races, purtroppo sono ben altri, gli stessi che sui social network stanno ora tuonando contro questo plotone di “inutili spettatori”.

Non la pensa così, tuttavia, Paul Phillips, a capo dell’organizzazione del Tourist Trophy, che dall’Isola di Man faceva già sentire la sua voce sulla questione “National Road Racing” nel 2013. In un’intervista a “MCN”, infatti, Phillips dichiarava “non perderò il sonno se le road races irlandesi dovessero sparire”. Una dichiarazione pesantissima, ma presto spiegata. Phillips, precisando di essere un fan dello spettacolo unico che le corse su strada della verde Irlanda sanno offrire, non le reputa tuttavia indispensabili per accedere a gare come il Tourist Trophy, statistiche alla mano. Di qui la sua noncuranza della loro precaria situazione.

Ma Phillips offre anche una sua personale e più o meno condivisibile soluzione all’aumento di costi assicurativi (e il suo discorso risale appunto al 2013): la chiave di volta non può e non deve risiedere nel pubblico, ma negli organizzatori stessi, nella loro visione delle cose. La soluzione è rendere le Nationals commerciali, come lui ha saputo fare con la sua gestione del Tourist Trophy. Phillips propone un promoter unico per le Irish Road Races, al momento invece eventi singoli e separati, un promoter che curi i diritti, l’immagine, gli aspetti commerciali, coinvolgendo i piloti nella promozione. Solo così, con un’organizzazione centrale e di più ampio respiro, si potrà pensare di offrire pacchetti hospitality, merchandising, rendere quindi il pubblico più interessato a pagare. E, soprattutto, indispensabile è la gestione dei diritti televisivi: le immagini tv sono la grossa esca per gli sponsor.

Ma la voce di Phillips, in questi 4 anni, non è stata ascoltata.

Troppo business, poco cuore? Ma quali possono essere le alternative? Voi cosa ne pensate?

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14 reazioni a Road Races irlandesi in pericolo. E’ quasi la fine?

  1. Centu76 ha scritto:

    Sarebbe veramente una cosa bruttissima far morire queste gare!!! Io ho sempre comprato il programma alle road races…comunque la cosa del promoter unico che X tutto l anno studia come incrementare le entrate organizzando in modo professionale gli eventi mi sembra azzeccata

  2. dario #61 ha scritto:

    Purtroppo la situazionione è anche più tragica di quanto sembra…le richieste di rimborso porteranno alla fine delle gare…consideriamo che ogni gara che salta fá si che le spese assicurative vadano divise tra le gare rimanenti…una reazione a catena
    questa è la mia vita non voglio perderla 🙁

  3. Massimiliano Belloni ha scritto:

    Paul Phillips ha ragione, la disorganizzazione è evidente: spesso ci sono gare nelle stesse date ( esempio, una in Irlanda, una a Scarborough in Inghilterra ).
    Gli irlandesi devono fare come ha fatto il TT, cioè uscire dai propri confini e attrarre i piloti dall’esterno. Ci sono gare in Repubblica Ceca, c’è l’IRRC, quindi ogni settimana per nostra fortuna le road races sono vive. Speso che lo facciano, perchè l’Irlanda è la madre delle road races, ma si devono dare una mossa. L’esempio da seguire ce l’hanno

  4. Bernini Michele ha scritto:

    A me dispiacerebbe molto se queste gare finissero. Ho notato però spesso calendari deliranti con molte sovrapposizioni. E quando seguivo un forum che credo fosse RRR.com, lessi più di una volta di come gli organizzatori di queste gare fossero più preoccupati di andarsi un pò nel c@lo l’un l’altro piuttosto che di avere un movimento prospero in cui star bene tutti. Vedremo. Quello che a me stranisce comunque un pò è che sotto l’ombrellone della NW200 non si riesca a far prosperare le altre gare, incluso l’UlsterGp che di solito non se la passa proprio alla grande. E’ evidente che una mentalità di gruppo, manca.
    Viene anche da dire che mancano i nomi veramente di grido nelle nationals. una volta in gara assieme vedevi i vari Britton, Farquhar, Finnegan, Lindsay, Donnan…..è brutto da dire, ma molti piloti topo sono morti, altri han finito la carriera…..la nuova stella che poteva fare da faro per gli altri, ci ha lasciato lo scorso maggio.
    Per avere uno spettacolo commerciale ci vogliono anche degli attori di grido, ed attualmente mancano, esclusi un paio, nelle national.

    • Marta Covioli ha scritto:

      Concordo in pieno Michele! Per quanto riguarda i top riders, le Nationals erano delle gran gare anni fa grazie anche alla loro presenza. Oggi ho sentito dire troppo spesso che i Club sono costretti a non invitare top riders per le cifre che chiedono… 🙁

  5. Anonimo ha scritto:

    Mah, io da un lato i piloti li capisco pure, perlomeno i top.
    Hanno tre appuntamenti clou all’anno, NW,TT,UGP. Se ti fai male in una roadrace, il rischio di farsi molto male è alto. Se ti va bene stagione finita, se va male finisce tutto. Per me sarebbe ingiustificabile farmi male a Kells e non poter correre l’UlsterGp se fossi Michael Dunlop, quando probabilmente una vittoria all’Ugp gli paga come vincere tutte le gare a Kells. Io capisco l’amatore, correrebbe sempre e comunque ed io al suo posto farei uguale. Capisco il pilota top che vuole l’ingaggio, perchè corre per vincere, si espone a rischi anche maggiori, ed è il suo mestiere.
    Quello che manca in Irlanda è un organizzazione come l’iIRRC. E se l’IRRC riesce a tornare su tracciati storici come Imatra non mi stupirei se scalzassero del tutto le national nel panorama road racing. Io fossi nell’IRRC, oltre che alle stradali “pure” penserei anche a quei circuiti da pelo che non si fila più nessuno perchè pericolosi. Rijeka, Spa, Salisburgo, il vecchio Ring, Zandvoort. Che non sono stradali puri ok, ma sono piste con le palle. Dopo, onestamente, con le national non ci sarebbe partita. Anche perchè irlandesi e britannici sono tradizionalisti nel bene ma anche nel male. e secondo me gli organizzatori non si metteranno d’accordo mai.

  6. Luca ha scritto:

    Quoto il commento di Anonimo.
    In particolare, sogno da sempre di vedere una gara sul vecchio Nurburgring con tutti i migliori piloti di RR; come tracciato non avrebbe NULLA da invidiare a NW200 ed UlsterGP.
    Anche Rijeka e Salisbrugo non sarebbero male…

  7. Dario ha scritto:

    Ho letto i vari commenti e desidero fare un appunto: le Nationals non stanno per morire a causa di carenza di iscritti o di pubblico, griglie sempre piene, che riempie paddock e bordi ad ogni evento (tranne quando flagellati dal maltempo) anche nelle gare in cui non ci sono il 6-7 big names internazionali, non vedete molta differenza di pubblico tra Cookstown e Faugheen…giusto per citare le due Nationals più lontane tra loro sia a livello geografico che di “prestigio”. Addirittura Kells 2016 aveva francesi e americani schierati in griglia…

    Il problema non è assolutamente la salute delle gare. Piloti e spettatori non mancano, anzi con i programmi a ritmo serrato si corre tutto il giorno.

    Il problema è tutta quella gente che va alle gare tra il pubblico e “si infortuna” in paddock o a bordo tracciato per poi chiedere un risarcimento assicurativo, veramente un botto di risarcimenti assicurativi……se poi vogliamo aggiungere che appunto per legge il pubblico non paga un biglietto di ingresso (e questo non dipende dagli organizzatori dei Meetings ma dalla legislazione irlandese) la frittata è fatta non c’è molto da commercializzare, anche con più spettatori gli introiti sarebbero bassi…

    Devono riuscire a trovare una soluzione a biglietti per il pubblico ma sopratutto alle richieste di risarcimento assolutamente scandalose

  8. Centu76 ha scritto:

    Dario, quelli non sono spettatori degni delle RR andrebbero bene in circuito con il cappellino giallo e un certo numerino stampato sopra!!! Scusate lo sfogo ma non mi va giù il fatto di perdere le Nationals…….

  9. Bernini Michele ha scritto:

    Centu, io ho il cappellino giallo con quel numerino stampato sopra e mi piace il TT. Come la mettiamo? 😀

    Forse che forse i luoghi comuni sono sciocchezze e che a leggere quello che scrive Dario manco il presunto pubblico delle road race non è così duro e puro come si crede?

    Io ormai fatico a comprendere pure i motociclisti, divisi in gruppi settari di marchio, pilota, gomme, mezzo guidato e casco indossato. Figuriamoci se gli irlandesi riescono a mettersi d’accordo per ste gare…..

  10. Centu76 ha scritto:

    :-0 🙂 mi hai fregato!!! Tranquillo era solo un modo di dire…si hai ragione luogo comune…anche se…ma non è il post giusto…ma secondo voi la troveranno una soluzione o testardamente lasceranno morire le RR?

  11. bernini michele ha scritto:

    Se il problema è quello assicurativo, forse basterebbe vincolare i rimborsi ad un incidente causato da una moto (dio non voglia). Se ti prendi una storta nel paddock son ‘azzzacci tua. (sempre se ho ben capito come funziona)

  12. Dario ha scritto:

    Immagino che se “bastasse” una cosa del genere l’avrebbero giá fatto, ma ignorando la materia non mi esprimo…
    Essendo aperto come discrimini gli appassionati da invece quelli che magari li fanno con dolo? Io questo non lo so

  13. Bernini Michele ha scritto:

    Ammetto di essere molto ignorante in materia anch’io.
    Hai ragione pure tu, Dario. La mia era solo un idea buttata li a caso, però è anche incredibile che qualcuno possa chiedere un rimborso perchè si fa male vagando per un campo attorno ad una strada pubblica chiusa per una corsa. Potrei capire in un autodromo concepito alla bisogna, ma una strada è una strada. Sarebbe un pò come denunciare lo stato se ti prendi una storta su un sentiero.
    però parliamo di assicurazioni…..di solito non sono molto elastiche.

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